Report Tutor della salute per le Case della comunità

Al termine del lungo percorso iniziato a gennaio e termianto a fine marzo dello short master Tutor della salute per le Case della Comunità, pubblichiamo il report dei gruppi di lavoro che costituiranno il documento di lavoro per le future attività all’interno delle Case o Botteghe di Comunità della provincia di Salerno.

Alla fine della pagina sarà possibile anche recuperare i file informata .doc del primo report del 10 marzo e del lavoro di gruppo del 24 marzo. Di quest’ultimo riportiamo una versione estesa.

Report 24 marzo

Si è svolto lunedì 24 marzo alla Casa del Volontariato il secondo laboratorio di approfondimento sul tema delle Case della Comunità che ha visto presenti come facilitatori il Prof. Porfidio Monda, il Direttore del CSV Sodalis Alfredo Senatore e il Referente Formazione Fabio Fraiese D’Amato; hanno partecipato 30 volontari iscritti al percorso.

Sono state ripercorse le varie tappe del corso e focalizzato l’attenzione sia sul report del precedente incontro sia sulla necessità di avviare, attraverso i gruppi di lavoro, un percorso di co-progettazione per provare a disegnare il ruolo del volontariato e dell’associazionismo di Terzo settore all’interno delle Case della Comunità mediante intese formali con Ambiti sociali e Distretti sanitari.

Sono stati definiti 3 gruppi di lavoro che hanno riflettuto e ragionato sulle seguenti aree di attività:

  1. Attività di supporto alla P.U.A., condivisione e monitoraggio;

Il primo gruppo ha focalizzato l’attenzione alle attività informative e di orientamento all’utenza, il supporto agli operatori della Porta Unica di Accesso e alla comunicazione di rete.

È emersa la necessità di sviluppare un linguaggio comune sia all’interno del terzo settore sia con Distretti e Ambiti sociali per sensibilizzare e promuovere i servizi della Casa della Comunità e per migliorare la consapevolezza del ruolo dei vari attori impegnati sia all’interno della Casa che sul territorio in cui insiste la stessa Casa.

Si ritiene che il volontariato possa rappresentare un ponte tra la PUA e la comunità di riferimento sia nel rappresentare i bisogni dell’utenza sia per sviluppare servizi e attività innovativi e in grado di migliorare l’integrazione socio sanitaria, punto cardine delle Case della Comunità. Per fare ciò è necessaria una mappatura delle risorse volontarie che ruotano nel territorio della Casa e sviluppare attività di rete tra queste realtà per mettere a sistema servizi, competenze, mezzi, attrezzature evitando duplicazioni e/o mancanza di incontro tra bisogni e offerta di servizi; anche attraverso servizi sperimentali replicabili sui vari territori come ad esempio uno sportello psicologico oppure di tutela dei diritti dell’utenza come azione di monitoraggio e presidio delle Case.

Sarà necessario, tra l’altro, prevedere percorsi formativi specifici per i volontari che andranno ad operare all’interno delle Case della Comunità; non si tratta di formazione di base che ogni organizzazione già svolge in base alla propria mission associativa ma specifica rispetto ai percorsi di inclusione socio sanitaria e al ruolo e le competenze di tutti gli attori coinvolti nel sistema Case della Comunità.

Infine, al fine di favorire azioni di co-progettazione da parte dei soggetti di Terzo settore locale e Distretti sanitari e Ambiti territoriali, si potrebbero attivare percorso di co-progettazione su istanza di parte previsti dal D.M. 72/2021.

  1. Attività di supporto alle famiglie degli utenti e agli utenti stessi;

Il secondo gruppo concorda di definire e sottoscrivere un protocollo d’intesa tipo tra CSV, ASL Salerno e Coordinamento Ambiti Territoriali della Provincia di Salerno nel quale siano definite le procedure operative per dare attuazione concreta ed efficace:

  • al metodo della co-programmazione del sistema territoriale dei servizi socio-assistenziali, sociosanitari, socio-educativi e socio-culturali territoriale, di cui all’articolo 55 del Testo Unico del Terzo Settore;
  • ad un presidio del CSV in ogni casa della comunità con funzioni di affiancamento e supporto alla PUA e ad eventuali altri servizi sociali e sanitari a carattere informativo, di orientamento e accompagnamento ai servizi anche mediante l’istituzione di Centri di ascolto;
  • a un modello di comunicazione e di informazione condivisa;
  • al monitoraggio dello stato di attivazione dei LEA e dei LEPS nei relativi contesti territoriali
  • all’adozione delle procedure di co-progettazione, e di accreditamento di cui all’articolo 55 del Testo Unico del Terzo Settore quale procedura prioritaria di esternalizzazione dei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali;
  • all’adozione dell’istituto della convenzione di cui all’articolo 56 del Testo Unico del Terzo Settore per il supporto alle attività di volontariato organizzato;
  • attivazione di percorsi formativi per assistenti personali per le persone disabili e assistenti familiari per le persone non-autosufficienti al fine di definire albi territoriali accreditati da cui gli utenti possano attingere, anche in collaborazione con la rete dei CPI;
  • istituzione strutture di supporto alla co-progettazione e al monitoraggio dei progetti di Vita Indipendente e Dopo di noi per le persone disabili.
  1. Attività di animazione territoriale e prevenzione

In merito alle attività collaterali e di animazione territoriale il terzo gruppo ha cercato d’individuare delle possibili azioni da avviare a seguito di una mappatura delle organizzazioni coinvolgibili nel percorso delle Case della Comunità.

Tale coinvolgimento è stato categorizzato anche in base a possibili utenti e cittadini da intercettare.

In maniera schematica si riporta un breve catalogo di possibili attività da avviare suddiviso per categorie di cittadini epurato dalle sollecitazioni già riportate nei gruppi precedenti:

  • Attività trasversali per tutte le categorie:
    • Comunicare i servizi disponibili della Casa della Comunità (campagna social) attivando anche specifiche figure di facilitazione alle Case della Comunità avviando anche un accompagnamento “gentile” agli ambulatori;
    • Aiuto dedicato e paziente nell’apprendimento delle pratiche della telemedicina;
    • Percorsi di formazione per volontari pronti a supportare il lavoro delle Case della comunità;
    • Collegarsi con la rete dei professionisti della salute presenti sul territorio;
    • Screening (es. diabetologici, glicemia; diagnosi su autismo, ecc.);
    • Percorsi di benessere e naturalistici (es. Qi Cong, Yoga, Yoga della risata; ecc.)
  • Anziani:
    • Assistenza informatica;
    • Attività sportiva (es. Ginnastica dolce, ecc);
    • Socializzazioni e accompagnamento presso le Case della Comunità;
    • Seminari di informazioni contro le truffe e collegare rete di assistenza dei CAF;
  • Autismo:
    • Momenti di socializzazione specifici, collegandosi con le attività di Dopo di noi già attive;
  • Genere:
    • Collegamento con servizi e sportelli territoriali già attivi;
    • Sensibilizzazione di personale sanitario e cittadini in particolare rispetto alla violenza di genere;
    • Riproporre buone pratiche come ad esempio il percorso rosa già attivo negli ospedali;
    • Attivazione di campagne specifiche come registro per la bigenitorialità;
  • Migranti:
    • Attività di comunicazione specifici (con opuscoli in lingua);
    • Attività di screening mirate;
  • Giovani:
    • Attività di formazione al volontariato e sensibilizzazione ai temi sanitari.

Report 10 marzo [clicca qui]

Report 24 marzo [clicca qui]