ANALISI POLITICO-ECONOMICA TRA SALUTE ED ECONOMIA

ANALISI POLITICO-ECONOMICA TRA SALUTE ED ECONOMIA

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo di Lorenzo Maria di Napoli, manager aziendale impegnato nel Terzo settore.

 
 
A partire da un recente passato, dopo i sussulti giustizialistici, la nostra politica ha registrato un graduale passaggio dai precedenti governi formati da esponenti di partito competenti ad esponenti di partito sempre meno competenti ed esperti, fino ad arrivare alla drammatica e difficile situazione attuale che li pone di fronte ad un nuovo ulteriore problema, quale il conflitto tra salute pubblica ed economia, in cui la prima non può fare a meno della seconda e viceversa.   Ma prima di valutare che cosa sarebbe opportuno attuare, proviamo a verificare quale è attualmente la situazione politica ed economica del nostro Paese.

Prima del  II governo Conte, il massimo dei consensi  era tutto per la destra che governava a fianco del M5S (governo giallo verde); poi dal 5 settembre 2019 si è aperta la strada all’attuale governo giallo-rosso facendo registrare in Parlamento le attuali coalizioni:

Centro Destra (C.D.) Centro sinistra (C.S.)  M5S
Prevale l’ala sovranista (rappresentata da Lega e FdI) su quella moderata (FI). In crescita FdI Stentano ad accordarsi tra loro i 5 partiti di questa area: PD, LeU, +Europa, Azione, IV Dibattito tra alleanza strutturale con il PD o corsa autonoma alle elezioni
Lega 24%, FdI 16%, FI 6%.

Totale:  46% circa

PD 20,5%, Leu 3,5%, + Europa 3,0 %,

Azione, 3,1= 30,1% + IV 2,% = 32,1%

15,5%

In totale con C.S. 47,5%

Dal raffronto di cui sopra si deduce agevolmente la posizione di IV, quale ago della bilancia.

 

Altre importanti notazioni da tenere presenti sull’opportunità o meno di nuove elezioni da parte dei partiti attualmente al governo sono:  a) l’orientamento che prevale attualmente appare indirizzato verso il proporzionale con soglia di sbarramento al 5%; b) la posizione dell’attuale Presidente del Consiglio il cui gradimento si attesta sul 60% circa; c) la creazione di un nuovo centro-sinistra, sul modello Fontana con apertura della sinistra al M5S (e quasi sicura uscita dei simpatizzanti per Di Battista); d) l’impossibilità di trovarci di nuovo di fronte ad un tripolarismo; e) ma la scommessa maggiore per il futuro dell’attuale coalizione consiste nel come si dovranno spendere gli ingenti fondi (circa 208,6 miliardi di euro) della Next Generation Eu.

Ma veniamo all’aspetto economico, tenendo presente  che ci troviamo in una situazione di tale gravità e straordinarietà della quale non si registrano precedenti e che viviamo ancora in un clima di rilevante incertezza. Peraltro, l’impatto della crisi è legato non solo alla ormai atavica complessità dei problemi sanitari (specialmente al Sud del Paese), ma soprattutto alla chiusura o al rallentamento di moltissime strutture produttive (al nord il manifatturiero e l’export, al sud il terziario e il turismo).

Tornando a come dovranno essere investiti (e spesi) i soldi del Next Generation Eu, chiamato anche Recovery Fund, che consiste nella emissione di Recovery bond garantiti dal bilancio dell’UE; un piano da 750 md di euro, di cui 390 di sovvenzioni e 360 di prestiti, nato per sostenere l’economia del vecchio continente e dei Paesi più colpiti dal Coronavirus con la finalità di contastarne  l’impatto devastante che si sta traducendo in imponenti flessioni del PIL (i fondi dovrebbero iniziare ad arrivare nel primo trimestre del nuovo anno).  Gli obiettivi del Recovery  Fund sono: il sostegno alla ripresa degli stati membri, il rilancio dell’economia, il sostegno agli investimenti privati. Ed è proprio su tale “piano” (MES incluso) che si giocherà il futuro dell’attuale governo che frattanto ha già predisposto la bozza del cd.  Piano Nazionale di ripresa e resilienza (125 pagine divise in 4 parti), le cui le risorse sono suddivise in ambiti tra il 2021 /27:

 

Sovvenzioni Prestiti React Eu
(1)
Sviluppo rurale Just Transition Fund (2) Altri programmi Totale

N.G.EU

65,5 127,6 13,5 0,8 0,5 0,7 208,6
Importi In miliardi di euro
Le riforme a) Giustizia; b) digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; c) rivoluzione verde e transizione ecologica;  d) infrastrutture per una mobilità sostenibile; e) istruzione e ricerca; f) parità di genere, coesione sociale e territoriale; g) salute.
(1) Assistenza alla ripresa (imprese, comunicazione, istruzione, ricerca)
(2) Green New Deal, per finanziare  l’uscita dalla dipendenza dei combustibili fossili

 

In pratica il dibattito si concentrerà sull’efficacia delle misure da adottare e su come verranno distribuiti questi fondi. Ci si chiederà se i programmi sono efficaci,  come verranno spesi tutti questi soldi e chi coordinerà i lavori. Ma già mi viene da aggiungere: si spera che sia compreso lo sblocco delle opere, la riforma del fisco, il risanamento del sistema sanitario,  il superamento delle disparità sociali, il contrasto alla disoccupazione,  il sostegno alle fasce più deboli e non solo; e poi, mettendo da parte ogni remora, sono dell’avviso che  occorrerà anche iniziare a contrastare seriamente la esiziale straordinaria crescita del debito pubblico che potrà trarre sicuramente beneficio dai ristori  se i fondi stanziati per l’economia verranno ben spesi, ma che avrà comunque bisogno di un ulteriore abbrivio che si potrà ottenere solo mettendo mano anche alle nostre risorse. In definitiva non possiamo non prendere atto che è necessaria ormai una forte discontinuità rispetto alle precedenti politiche economiche e che proprio questa potrebbe essere l’occasione propizia, trasformando un evento fortemente negativo in una incredibile situazione di rilancio del vivere civile del nostro Paese.

In conclusione, faccio un mio personale azzardo politico per superare l’attuale amletico impasse, auspicando di poterci affidare al più presto ad un “governo tecnico di salute pubblica” facendo ricorso a tecnici di alto profilo inserendo anche, per ogni gruppo politico, un capo partito (tra quelli che contano maggiormente).  In tal modo si potrebbero affrontare con più “speditezza” i tre nodi più importanti per il nostro futuro e, soprattutto, per quello dei nostri figli: salute, economia, debito pubblico, che faranno da traino a tutte le altre impellenti  necessità del nostro sistema politico … e non è detto che non abbia a beneficiarne anche la stessa classe politica che, se l’esperimento andasse a buon fine, potrebbe trarre l’insegnamento che gli interessi dei più, sono più importanti degli interessi di parte.

 

a cura di Lorenzo Maria di Napoli

dicembre 2020